Il territorio

Il Carso triestino non è sempre stato così come lo vediamo noi oggi, con i boschi che ne coprono la maggior parte della superficie, con i pini neri a farla da padroni tra gli alberi ad alto fusto, con pochi spazi occupati dagli arbusti tipici della “landa carsica”, che in autunno si infiamma dei colori caldi del sommacco.
Questa fetta di territorio – solo artificialmente divisa tra Carso triestino, isontino, sloveno e, in parte, croato – ha vissuto uno strano alternarsi di situazioni dovuto soprattutto all’opera dell’uomo. Il disboscamento iniziò probabilmente già in epoche remotissime, come testimoniano gli spessi strati di ceneri conservati in alcune grotte preistoriche, e continuò per secoli, fino ad epoche storiche più recenti, quando il legname pregiato venne largamente impiegato come materiale da costruzione.

La pastorizia, infine, trasformò ampie zone dell’altopiano carsico lasciate a pascolo, quasi in un deserto di pietre. Solo verso la metà dell’800 con l’amministrazione austroungarica, presero il via i primi progetti per il rimboschimento e, a partire dal 1882, con l’impianto intensivo di più di dieci milioni di alberi in circa quarant’anni.
Il Carso, in sloveno Kras, dal tedesco Karst e all’indoeuropeo kar (col significato di “roccia, pietra”) da un punto di vista geologico è un altopiano di rocce carbonatiche, in prevalenza calcari, di circa 500 chilometri quadrati, con i confini naturali segnati a nord dal fiume Isonzo, a nord-est dalla valle del Vipacco - Vipava, a sud-ovest dal mare, a sud dalla Val Rosandra - Glinščica e a sud-est dalla parte settentrionale dell’Istria. Ma è proprio nell'area ristretta del territorio ricompreso tra i Comuni di San Dorligo della Valle - Dolina, Sgonico - Zgonik e Monrupino - Repentabor che i fenomeni di carsismo sono particolarmente frequenti ed evidenti, tanto da averlo reso famoso nel mondo. L’aspetto strettamente chimico è abbastanza semplice: la pioggia tende a sciogliere le rocce carbonatiche consentendo così lo svilupparsi di una serie di fenomeni caratteristici, dovuti anche alla presenza di stratificazioni impermeabili di altri sedimenti argillosi e calcarei (il cosiddetto Flysch), le arenarie (rocce sedimentarie relativamente dure, derivate dalla cementificazione di sabbie) e le marne (rocce sedimentarie più fragili, carbonatiche e argillose).

Ecco allora la scarsità di corsi d’acqua all’aria aperta (l’unico di dimensioni rilevanti è il Rosandra - Glinščica) perché la maggior parte delle rocce rimaste al livello più alto verso la superficie si comportano come una gigantesca spugna, che assorbe l’acqua negli inghiottitoi e nelle foibe e la fa scorrere a livelli più bassi. Numerosi sono dunque i corsi d’acqua sotterranei e i fenomeni ad essi legati (splendido esempio il Timavo, che con il suo percorso ipogeo, ancora in parte misterioso, diede un impulso fondamentale alla nascita della speleologia). E poi ancora le doline, veri e propri imbuti nel terreno, che intrappolano l’aria fredda e umida e possono simulare il clima di alta montagna ma in modo inverso: più si va in basso e più facile è incontrare piante e fiori che di norma si incontrerebbero elevandosi d’altitudine.
Il clima del Carso presenta anche altre particolarità, dovute al rapido innalzamento del ciglione carsico rispetto al mare: in pochi metri si passa da un clima tipicamente mediterraneo a quello subalpino con 4-5 gradi di differenza media annuale rispetto alla costa ed escursioni termiche più accentuate.

In Carso piove di più e anche la neve si fa vedere più spesso, così come la Bora, che senza protezioni di colline o alture soffia più decisa. Insomma, per la gioia degli escursionisti, una specie di ambiente montano a pochi minuti dal centro città.
Un vero e proprio salto verso il mare, a testimonianza della varietà del territorio, è invece quello che si fa spostandosi sulla penisola muggesana, geologicamente formata da un alternarsi di stratificazioni marnoso-arenacee. Anche se le alture soprastanti offrono panorami stupendi e affascinanti passeggiate tra i boschi, è proprio il mare l'elemento da sempre profondamente legato alla storia di Muggia, dove sono ancora evidenti sul territorio le basi di un’economia formatasi nei secoli quasi esclusivamente sull’agricoltura integrata con la pesca e la produzione del sale. Il mare è l'elemento che compare deciso anche nella parte settentrionale del territorio, dove le Falesie di Duino a picco sulle acque verdi del golfo o la Baia di Sistiana regalano scorci indimenticabili.